lunedì 15 febbraio 2010
Revelation.
Se andate su un qualsiasi quotidiano on line e digitate 'rivelazione', vedrete quanti risultati compaiono. Solo questa settimana abbiamo: Vasco Rossi rivela che da giovane è stato un bamboccione; il portale Gay.it ha rivelato che nel 2001 i dati circa la presenza degli omosessuali in Italia era truccato; Amy Whinehouse ha rivelato che è bisex (sarei stata sorpresa diversamente); Alì Agca e la nuova rivelazione: «Emanuela Orlandi è ancora viva»; Ciancimino rivela che Forza Italia è un po’ frutto di Cosa Nostra; Obama ha rivelato di essere superstizioso e di portarsi sempre dietro degli amuleti durante i comizi, Berlusconi ha rivelato che i magistrati sono dipendenti pubblici; il Sun ha rivelato che Vanessa Perroncel, la modella di biancheria intima al centro di una storia che ha fatto perdere il lavoro a John Terry, se la faceva con altri cinque; sempre il “Sun” fa una rivelazione choc (perché le rivelazioni sono sempre choc): "Micheal Jackson sarebbe ancora vivo".
Un campo pieno di rivelazioni è quello canoro: c'è sempre una rivelazione nascosta in un'ugola, una band, un pianista. La rivelazione per antonomasia è Susan Boyle, che ha vinto il Britain got's talent, la quale ha rivelato: "non ho mai baciato un uomo" (gli uomini confermano).
E poi ci sono le rivelazioni mediche: uno studio rivela che la carota fa bene, un altro studio rivela che la carota fa malissimo. Di recente, uno studio ha rivelato che per capire se si è predisposti al rischio infarto bisogna guardare tra braccio e caviglia. Occhio quindi.
Si usa il verbo rivelare anche quando una nota attrice o cantante si confessa ad un giornale. La rivelazione, nel gergo mediatico, infatti viaggia sempre sottobraccio con la confessione. E quando ci si confessa a un giornale che fa 30.000 copie di diffusione, il segreto diventa quasi una sorta di passaparola.
Ricordo quel che diceva la bonanima di Benjamin Franklin a proposito della privacy:"Tre persone possono tenere un segreto, se due di loro sono morte" (e se nemmeno la terza si sente tanto bene, aggiungo).
mercoledì 10 febbraio 2010
Wilder than Guy.
Ecco il meraviglioso precedente, classe 1970, dell'ultimo Sherlock Holmes, di Guy Ritchie.
Per tutto il resto, neanche Mastercard.
Dicono che loro sanno tutto di noi. Le aziende, le società di marketing, le agenzie di pubblicità, gli scaffali dei supermercati: tutti insieme ci studiano, ci spiano, sanno cosa mangiamo, che sigarette fumiamo, quali caratteristiche vogliamo per l'auto, come ci divertiamo.
Nulla sfugge loro circa i nostri gusti, gli interessi, le aspirazioni. Sanno meglio di noi le nostre frustrazioni e intervengono tempestivamente a proporci le soluzioni. Mille telecamere puntate sui nostri prelievi bancomat, sui programmi televisivi preferiti, sul profilo di facebook e sulle mete dei nostri ultimi viaggi.
Bene, allora spiegatemi una cosa: se sapete tutto di me, perché mi mandate sms e mail su San Valentino?
martedì 9 febbraio 2010
Voglio andar via.
Se volete cancellarvi da facebook, dovete dire il perché. E questo lo sapevate. Ma quel che forse non sapevate è che sono cambiate anche le voci, durante una delle ultime (e numerose) modifiche delle impostazioni.
Perché hai deciso di disattivare il tuo account: (obbligatorio) |
La prima è preoccupante, soprattutto perché è prima.
La seconda una domanda di conferma rispetto alla prima (dice la sociologa).
La terza onesta.
La quarta una stronzata per riempire.
La quinta l'ha decisa la zia Rose di Mark Zuckerberg.
La sesta l'ha imposta il Vaticano.
La settima è un'altra stronzata.
L'ottava contempla i frequenti stati depressivi cui siamo soggetti.
La nona un dovere imposto dal marketing.
venerdì 5 febbraio 2010
Doggy doggy Bu Bu.
Allora riepilogando, uno si prende un cane. Prima lo castra, poi gli leva le corde vocali, poi gli taglia il pelo. Se il proprietario ama le stravaganze, lo tinge di rosa, se è un affarista, organizza tratte di cuccioli dall'Europa dell'Est. Se il cane è un pastore tedesco ed è nato in Gran Bretagna, altro che thè delle cinque. Rischia di essere arruolato dal ministero della difesa che vuole impiegare gli esemplari migliori come paracadutisti, facendoli volare da altezze superiori ai 6.000 metri.
Non fatevi scrupoli ad abbandonarli, è estate anche per loro.
giovedì 4 febbraio 2010
M&M.
Due notizie tristi dal mondo della musica.
Morgan espulso da Sanremo per via di affermazioni sulla droga, poi ritrattate. Ma Morgan non è Berlusconi, e il danno lo ha subito sulla pubblica piazza televisiva. E' evidente che di questa faccenda l'aspetto più triste è che Morgan abbia rettificato per Sanremo.
L'altra notizia sconvolgente ha a che fare con le dichiarazioni di Guy Ritchie sulle abitudini sessuali della ex moglie: Madonna voleva fare l'amore con le sue proprie canzoni qui. Di perversioni ne ho sentite tante, ma l'onanismo canoro è tra le peggiori.
Non pensiamo solo alla figlia di Marrazzo, pensiamo pure a Lourdes Maria, destinata ad essere più infelice di Priscilla Presley.
Curtura.
Nel momento esatto in cui scrivo, Fabio Volo con "Il tempo che vorrei" è il libro più letto, ed è così da settimane. Uno che scrive: "non è importante quanto aspetti, ma chi aspetti" o anche "non stai vivendo se non sai di vivere". Meglio Volo di Moccia, dirà qualcuno. Meglio Moccia di Vespa. Meglio Vespa di Sandro Mayer. Meglio Sandro Mayer di Corona. Meglio Veltroni di Berlusconi.
La cultura richiede sguardi dal basso che in pochi oggi sono ancora disposti a fare. Tutti si guardano sopra le teste, tutti in punta di piedi per avere più visuale e supremazia, tutti: compresi gli ignoranti che nemmeno soffrono più del complesso di inferiorità.
Credo che la cultura sia un prodotto della passione, e oggi non ce n'è.
Guardare i provini al Grande Fratello fa oggettivamente ridere, finché non ti toccano i tuoi. A me è successo con Shakespeare, definito "un malato di mente che ha scritto un libro". Mi sono sentita male.
Il Censis registra un calo di due punti percentuali nella lettura rispetto a due anni fa. E' la crisi ha influito sulla lettura? Magari.
Tab. 108 - Attività a cui si sottrae tempo per accedere a Facebook (val. %)
Leggere libri 42,4
Navigare in altri siti Internet 40,0
Guardare la televisione 26,5
Studiare/lavorare 21,7
Sentire gli amici al telefono 14,4
Andare al cinema 11,0
Uscire per incontrare gli amici 11,5
Giocare con i videogame 10,1
Guardare dvd/videocassette 9,1
Ascoltare la radio 5,6
Uscire per fare compere 5,3
Leggere giornali 4,0
Quanto meno, leggete questo: Come parlare di un libro senza averlo mai letto, Pierre Bayard. Vi sono raccolti episodi letterari in cui personaggi di romanzi e autori famosi si sono trovati in questa situazione e di come se la sono cavata.
Tra i libri non letti Bayard annovera anche quelli solo sfogliati, quelli di cui si è sentito solo parlare e, cosa che capita di frequente, i libri letti e poi dimenticati. Per quest’ultima categoria, l’autore cita Montagne, che non si ricordava nemmeno di quelli che aveva scritto lui.
Questo libro può tornare utile ai fashion depressed, perché ipotizza in quali situazioni ci si potrebbe trovare a dover parlare di un libro mai letto: nelle conversazioni mondane, tanto per cominciare, o davanti a un professore ("Caro professore, come sta? E' da tanto che non ci vediamo". "Bene, cara, l'ha letto il mio ultimo libro?"), con uno scrittore in carne e ossa o in presenza di un uomo che ci piace, nel tentativo di sedurlo.
Siccome per leggere questo libro o siete molto ignoranti o molto snob, vi tornerà utile e divertente sapere anche come si fa. Naturalmente si mente, addirittura arrivando ad inventare episodi della trama nella speranza che nemmeno l'interlocutore abbia letto quel libro, oppure la si butta su una prospettiva personale - quel che il libro mi ha ispirato - oppure al contrario lo si innalza dentro valutazioni cosmiche, buone un po' per tutto.
mercoledì 3 febbraio 2010
Come si frega la vita.
Regola numero uno: indossare occhiali 3D per allargare la visuale sulla vita.
Regola numero due: ripassare tutti gli aforismi sulla vita o comunque i fondamentali.
Regola numero tre: agire di conseguenza, ossia se la vita ti sta portando da qualche parte, cambia direzione.
Seguendo queste semplici regole, non è più la vita a prenderti in contropiede, sei tu a fregarla.
Esempio: aspetti la risposta di un lavoro all'estero e sono mesi che in piscina rinnovi l'abbonamento mese per mese e ancora non succede nulla. Vai con l'abbonamento annuale, mentre citi a memoria la vita è quello che ti capita mentre avevi altri progetti.
Altro esempio: è da un po' che ti piace un ragazzo che abita nel tuo stesso palazzo e è da altrettanto un bel po' che non lo incontri. Che cosa credi, che la vita te lo faccia incontrare, anzi scontrare ché così mentre ti cadono le mele dal sacchetto (una la stavi mangiando), lui si pieghi a raccoglierle insieme a te? Ma no. Tu lo sai che la volta successiva in cui lo incontrerai, starà mano nella mano con una, e starà anche ridendo. Allora preparati, prendi tu per mano chiunque tu voglia: un amico, tuo zio, il commesso e recitagli, mentre aspetti l'incontro, Humphrey Bogart: le cose non vanno mai così male da non poter andare peggio.
Chi sono?
E' un periodo di colloqui.
L'invio del c.v., per quei pochi che ancora credono che serva, è più inutile dei guanti senza dita. E allora si va a parlare. Grazie all'importazione del metodo americano, le domande psico-attitudinali, pur restando in posizione finale, acquistano un peso via via maggiore. Cosa succede, quindi? Che il desiderio di appagare la domanda, genera nel tempo una vera e propria crisi di identità.
D.: sei esuberante?
R.: sì, ma anche molto posata.
D.: sai lavorare in team?
R.: anche in modo autonomo.
D.: sai risolvere conflitti?
R.: sì, ma anche crearli.
D.: sai sopportare lo stress?
R.: altroché.
Avevo una personalità, una volta, ma ora è tutta confusa. Troverò lavoro e perderò me stessa.
L'invio del c.v., per quei pochi che ancora credono che serva, è più inutile dei guanti senza dita. E allora si va a parlare. Grazie all'importazione del metodo americano, le domande psico-attitudinali, pur restando in posizione finale, acquistano un peso via via maggiore. Cosa succede, quindi? Che il desiderio di appagare la domanda, genera nel tempo una vera e propria crisi di identità.
D.: sei esuberante?
R.: sì, ma anche molto posata.
D.: sai lavorare in team?
R.: anche in modo autonomo.
D.: sai risolvere conflitti?
R.: sì, ma anche crearli.
D.: sai sopportare lo stress?
R.: altroché.
Avevo una personalità, una volta, ma ora è tutta confusa. Troverò lavoro e perderò me stessa.
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