
Così diceva un manifesto per Esso degli anni '60. Il maschile fu voluto dal cliente: suonava più aggressivo del corrispondente corretto.
La pubblicità di oggi non ha più niente di aggressivo, sta attenta a non urtare la sensibilità nemmeno delle falene, ma in compenso la vita reale sta diventando una giungla.
Freud non era quel che si dice un uomo di sintesi: parlava delle conseguenze del non soddisfacimento delle domande pulsionali, ma per noi è diverso.
A chi gira in macchina, sugli autobus, a chi non ha la fortuna di abitare in una villa isolata in mezzo al verde ma in un condominio abitato da pazzi, sarà balzato agli occhi che l’aggressività sta dilagando. Reazioni sproporzionate rispetto all’oggetto del contendere. Tutti si sentono offesi. Che dici a me? Dico a te. No, "scusa posso passare" a me non me lo dici. E invece te lo dico. No tu non me lo dici.
E l’aggressività sta colpendo anche gli anziani. Non ci sono più le vecchine di una volta che con sguardo bonario e parole premurose minimizzano il tutto. Oggi i più incazzati sono proprio loro. Le vecchie prendono a borsettaie gli stranieri sugli autobus e i vecchi ti mandano a quel paese con la velocità di un sms (i fashion depressed sono fuori da questo discorso, loro si arrabbiano solo per stupidaggini).
L’aggressività deriva dall'aumento del consumo di cocaina, dicono gli esperti con almeno 6 anni di ritardo. Dalla televisione, aggiungono gli intellettuali di sinistra. Dalla paura, teorizzano i sociologi.
Secondo me, tutto risale a quando le donne cominciarono a indossare scarpe a punta. Gli uomini, intimoriti, reagirono col viagra ed entrambi si misero alla guida di un suv.
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