mercoledì 13 gennaio 2010

Besame, ma besame mucho.



Due responsabili: Natalia Estrada prima, Vanessa Incontrada poi.
I linguisti continuano a dirci che l'italiano è la lingua migliore dell'intero pianeta, per ricchezza di vocaboli e costruzione di sintassi, e noi andiamo a pescare ovunque ci sia l'esotico.
Per colpa di Natalia Estrada e di Vanessa Incontrada, ora la gente si saluta solo così: beso, besito, besitos, besote. A paragone fonica, bacio mi par meglio ma de gustibus.
Il punto è che il bacio chiude ogni forma di comunicazione. Conosco gente che anche dopo che ti ha fisicamente baciato per strada, si gira e conclude con: ciao, bacio, o beso.
Volendo essere pignole, e chi scrive lo è, beso è un facile compromesso tra il suono forestiero e la contingenza linguistica. Quanto siamo paesani.
Come nello spot Algida, se mi beccate a usare beso, fatemi qualunque cosa.

Se non conosci te stesso, almeno immaginati.



Quanto fumo intorno a noi. Definizioni, interpretazioni, suggestioni per poi cosa?
Una delle frasi che le female fashion depressed pronunciano più spesso è che stanno lavorando su se stesse.
Il che a volte equivale ad avere uno psicologo, nel qual caso le f.f.d. tendono a loro volta a psicanalizzare qualunque azione, gesto, intenzione o parola esali un altro essere vivente. Può anche capitare però che siano delle libere professioniste della psicologia e facciano da sé. In questo caso è anche peggio. Parlano sempre con gli altri come fossero su un lettino come le prime, ma mettono confusamente insieme articoli di Vanity Fair e citazioni da "Donne che corrono coi lupi" di certa Pinkola Estés Clarissa, consigli riciclati di amiche e risultati di test dal discutibile valore.
Tutte loro, indistintamente, affermano di non conoscersi, desiderano approfondirsi, agognano penetrarsi, farebbero follie per addentrarsi. Dove? Dentro se stesse, naturalmente. Fino a quel momento, però, è tutta fuffa e lagna che ci becchiamo noi.
Qui, la seduta più divertente del cinema.

martedì 12 gennaio 2010

Thanks, Dr House (he knows why).

ARDECORE.



Il coatto, parliamoci chiaro, vive meglio di noi. Non ha filtri e perciò non ha ulcere, si piace e - quel che è peggio - piace.
Durante gli anni '90 eravamo riusciti a tenerli un po' a bada, e forse dobbiamo ringraziare per questo la new age (chi l'avrebbe mai detto). Ma poi negli ultimi anni sono tornati, più forti di prima, più violenti e soprattutto coi loghi ancora più grandi.
Il coatto maschio piace alla coatta femmina, ma chi va veramente pazzo per lui è chi il coatto non può farlo. Tuttavia simularlo si può, è permesso: ecco allora che gente up organizza feste da Enzo l'Erotico, fashion depressed di alto rango provano piacere fisico a guardare certi programmi tv, ecco che il paladino degli amici più cool è diventato Davide.
Imitare un coatto è come fare il verso di una scimmia allo zoo: né il coatto né la scimmia ne hanno consapevolezza ma la fashion-catarsi è assicurata.

Ape.

*

Il fashion depressed non dice aperitivo ma ape. Ape?, chiede sovente con formula asciutta.
L'altro fashion depressed risponde: ok.

*qui nella foto due che hanno equivocato.

La decade del sesso.




Era l'altro ieri che si preannunciava un millenium bug che avrebbe mandato in tilt i computer e oggi è già il 12 gennaio di dieci anni dopo.
Se ci penso, quella trascorsa è la decade del sesso che, impossibile a dirsi, è ancora lì a farla da padrone. Una spinta così forte da abbattere ogni prudenza politica. C'eravamo appena ripresi dallo scandalo internazionale Lewinsky che subito abbiamo dovuto assistere alle debolezze nostrane. Silvio Sircana fotografato mentre fa il puttan tour, Cosimo Mele, cattolico dell’Udc beccato in albergo con una prostituta mentre la moglie stava per partorire ( Cosimo Mele ebbe a dichiarare: "sì, sapevo che era una prostituta ma non l’ho pagata"), poi Berlusconi che a un certo punto deve non averci capito più niente tra escort, aspiranti vallette, minorenni, e partecipanti del Grande Fratello, ancora il caso di Chiappette d'oro (dall'assegnazione ancora incerta) e infine l'uragano Marrazzo.
E questo solo per parlare di politici. Se usciamo dall’ideologia, abbiamo il caso di Lapo Elkan, di David Letterman, di Boffo. Ma per chi pensa che il nostro leader sia il peggiore di tutti, sappia che dovrà confrontarlo con Félix Faure, presidente della Repubblica di Francia dal 1895 al 1899, che morì all'improvviso durante il suo mandato per colpa di un infarto. Morì mentre la sua amante, Marguerite Steinheil, gli praticava una fellatio nella sala blu dell'Eliseo.

Age in the mirror is closer than it appears.



Esiste l’età dell’oro, del bronzo, del ferro, la terza età, l’età vittoriana, l’età dell’innocenza, il vecchio conio, l’età barbarica, l’età per amare e l’età pensionabile.
L’età non ha a che fare solo con la nascita: tutta la polemica vaticana sull’aborto in realtà mira a rivendicare anche l’età del feto. Il che significherebbe che ciascuno di noi dovrebbe aggiungersi 9 mesi all’anagrafe e conosco molte donne che non la prenderebbero bene. Poi cresci e quando hai 15 anni fai la lolita: fretta di crescere e paura di invecchiare. Arrivi a 30 e già usi il botulino, poi invecchi e ti allungano l’età pensionabile. Se sei uomo, oggi come oggi, fai un percorso molto simile. Se sei un politico italiano, basta sfasare i range anagrafici: nasci vecchio e muori matusalemme.
L’età può diventare un disturbo serio, si può ad esempio soffrire di Gerontofobia: intensa ed incontrollata paura di invecchiare, spesso collegata alla Dismorfofobia: preoccupazione ossessiva per un difetto, vero o presunto, nel proprio corpo. E c’è gente, specie tra i fashion depressed, che soffre quando compie gli anni. Potremmo banalmente chiamarla compleannofobia. Ad ogni modo, Brad Pitt ha paura di invecchiare, Michelle Pfeiffer ha paura di invecchiare, Naomi Campbell ha paura di invecchiare, e noi? Che dovremmo dire noi?
Secondo un'indagine promossa da Bayer nel 2009 su un campione rappresentativo di 44,7 milioni di adulti della Penisola, più di un italiano su tre è letteralmente 'paralizzato' dalla paura di ritrovarsi anziano e solo. Persino uno scrittore tristanzuolo come Giacomo Leopardi diceva che quando ci si preoccupa della propria età è un segno che non si hanno vere preoccupazioni. I nonni ci hanno insegnato che la vecchiaia è l'età del 'finalmente', ma ci stiamo dirigendo precipitosamente verso l'atteggiamento collettivo del 'purtroppo'.
E' meglio però abituarsi, e sin da giovani, all'idea: per quanto grande, l'ego non cambia l'age.

Good year (and good luck).


L’inizio dell’anno è il momento dei buoni propositi, che si riformulano generalmente in primavera, prima dell’estate e subito dopo. In sostanza, ci sono mesi per i buoni propositi e mesi no.
Su un sito è possibile, una volta registrati, scrivere i propri buoni propositi, e l’amministratore è lì a fare il lavoro sporco, invia cioè mail del tipo: guarda che avevi detto che ti saresti iscritto in palestra, ti ricordo che avevi promesso che avresti smesso di fumare, ecc.
Per fortuna è possibile cancellarsi in qualunque momento e rinunciare così in un colpo solo sia ai buoni propositi sia all'ossessione di chi te li ricorda.
Il problema dei buoni propositi è che toccherebbe mettere al primo posto proprio il buon proposito di dar seguito ai buoni propositi. Anche perché i buoni propositi sono legati ai bilanci dell’anno trascorso e nessuno ha voglia di andare troppo a guardare quel che ha combinato.
Gli psicologi sconsigliano di fare l’elenco dei buoni propositi: sostengono che molti di questi non sono realizzabili, perché ne desideriamo solo il risultato, senza essere pronti a fare gli sforzi necessari per raggiungerli. Gli psicologi, insieme ai cattivi amici, dicono sovente la cosa sbagliata.
Se è vero, come dice Dr House, che tutti mentono, se una volta tanto si mente a se stessi che male c'è?

lunedì 11 gennaio 2010

Oh yeah. Yeah. Yeah.



Non importa quanto sei cool.
Anche gli eleganti fashion depressed sono ossessionati dal sesso. Ti chiedono foto sexy, frequentano siti porno e amano i flirt facili, da first date. Non resistono all'idea di provocare con un linguaggio spinto da camionisti, pensandola più boicottamente di Dio. Se mi passate il paragone, i f.d. stanno al sesso come i professionisti ai buffet.

Dal particolare al particolare.



Esiste il metodo deduttivo, che muove dall'universale al particolare.
Esiste quello induttivo, che procede dal particolare all'universale.
E c'è il metodo fashion depression: dal particolare al particolare.
Il fashion depressed è incapace di generalizzare, il suo mondo esperienziale si muove da me a te, inquadra sempre in soggettiva, è incasellato dentro tante cellette a tenuta stagna. Non potrebbe che essere così, per uno che vive tutto sul piano estetico: piange e non gli si gonfiano gli occhi (o gli si gonfiano cinematograficamente), ride davanti allo specchio, pronuncia frasi che stanno a metà tra un dialogo di serial tv di alto livello e l'analisi di una psicologa sveglia.
Il f.d. si riempie la bocca di problemi condivisi perché non può rimanere fuori dalla discussione, ma si vede che non ha nessuna idea di cosa significhi.
Come lo si riconosce? Dice spesso, e spesso annuendo, "ti capisco".

giovedì 7 gennaio 2010

Edward Everett Tanner III, secondo Paola Maddalena Canneva Manduca



Il 2010 è appena cominciato, non posso sottrarmi ad un bilancio, almeno uno.
Lo faccio con un libro, il migliore che abbia letto nel 2009. Questo l'articolo scritto per il sito di bookavenue.

L’autore rivelazione del 2009 è un morto, ma non dovrebbe essere un problema. Tra i primi cui interessa diventare famosi anche nell’aldilà, ci sono gli scrittori. Per loro c’è solo una cosa peggiore che diventare noti dopo la morte: scrivere e vivere ignorati.
Perciò col recupero di Zia Mame, Patrick Dennis bonanima è il miglior scrittore emergente dell’anno appena passato. Uscito negli Stati Uniti nel 1955, il libro è stato pubblicato in Italia già due volte (nel ’58 con Bompiani e nel ’74 coi tipi di Garzanti) ma per le solite inspiegabili ragioni è solo con la pubblicazione a cura di Adelphi nell’estate del 2009 che è diventato da noi un best-seller.
Per chi non l’avesse ancora letto, Zia Mame è per l’appunto la zia di Patrick che riceve in affidamento il bambino dopo che è rimasto orfano. Zia Mame è una donna stravagante ed eccentrica, dà feste e veste alla moda, è farfallina con gli uomini e premurosa con la servitù. Nonostante lo spirito indipendente, bastano però solo pochi secondi perché la zia si affezioni irrimediabilmente al suo “Patrick caro”.
Con leggerezza Zia Mame fa entrare il nipote dentro il proprio mondo, gli insegna a preparare un buon martini cocktail e lo iscrive ad una scuola ispirata ai principi greci in cui i bambini vanno in giro nudi. Gli fa annotare su un quaderno le parole che sente dai grandi e che non conosce e lo trascina “a non so quante mostre, ad altrettante scorribande per negozi in compagnia della sua amica Vera, e in qualsiasi altra circostanza ritenesse adatta, stimolante o formativa per un ragazzino di dieci anni”. Sullo sfondo, la crisi economica del ’29, il proibizionismo, ma anche le avanguardie artistiche che cominciano a fiorire a New York, e lo scontro, ancora vivo, tra la vitalità della City e l’ottusità di certa provincia americana.
Patrick verrà messo in collegio dal tutore, Zia Mame si sposerà e viaggerà per due anni in giro per il mondo, eppure non ci sarà alcuna distanza ad interferire sui loro rapporti: i due non smetteranno di scriversi, di comunicarsi, e cercheranno di essere sempre presenti nei momenti importanti dell’uno per l’altra. Zia Mame è una sorta di Holly Golithly ma in chiave meno malinconica, sebbene condividano la stessa epoca storica e la location di New York.
Questo libro ha il pregio di non descrivere i personaggi ma di disegnarli, mette addosso a ciascuno di loro vestiti, gioielli e tic, espressioni linguistiche e piccole bassezze. E lo humour di Zia Mame diventa homour di tutto il libro che in certi punti fa davvero ridere, grazie alla sua capacità di descrivere le azioni con un tocco caricaturale leggero e tuttavia verosimile.
E soprattutto, Zia Mame è un libro sull’educazione, che qui non equivale a frequentazioni delle migliori scuole e delle famiglie bene, ad azioni di severità e minacce di punizione. L’educazione impartita da Zia Mame consiste nel far conoscere a Patrick il mondo vero e di dargli affetto, senza rinunciare a essere quel che è; un’educazione viva che cerca di mostrargli come si risolvono i problemi, a cominciare dai propri. 
L’autore ama giocare coi suoi libri. Per Zia Mame dà lo stesso nome, Patrick Dennis, a sé e al protagonista della sua storia per indurre a credere che si tratti di un’autobiografia (il che in parte è vero, ma non in modo così sfacciato). Inoltre quando il libro racconta a un certo punto dell’iniziativa di Zia Mame di scrivere un libro sulla propria vita, “Le pupe di Buffalo”, il lettore si trova a seguire i tentativi della protagonista di romanzare ciò che sta già leggendo come romanzo (“Oh caro, vedi, a volte gli scrittori esagerano un po’. Devono farlo, altrimenti la storia non funziona. Per questo racconto di averti trovato in una cesta di vimini, davanti alla mia casetta di campagna”). Infine, i capitoli sono autonomi: se ce ne fosse una qualche ragione, si potrebbe anche leggere il libro a pezzi.
Qualcuno ha storto il naso di fronte al caso letterario di zia Mame, che ha l’aggravante di una copertina rosa. Come tutti i best-seller, è criticato da chi rimane deluso di fronte a un pompamento che ritiene eccessivo. L’accusa che gli si rivolge più spesso è di essere un romanzo facile. E’ il caso di ricordare che non esistono romanzi facili o difficili: ci sono libri magici, come questo, che ti fanno entrare in un’altra dimensione, e altri che invece leggi nella piena, e noiosa, consapevolezza di star leggendo un libro. Un po’ come quando si sta al cinema. Quando l’occhio si allontana dallo schermo e realizza dove si trova, quel film ha fallito.

"O sai perché bevi o smetti di bere".


Tra le citazioni sull'alcool, la migliore. Tratta da "La gatta sul tetto che scotta".

Right here, right then.




Nostalgia del passato, sete di futuro. Chi soffre di fashion depression non vive mai in sincrono con il presente.
Prendete i beatlesiani: vivono tutta la vita a sospirare di fronte a John Lennon e a criticare ogni nuova formazione musicale che ha la colpa o di copiare i Beatles, o di non farlo. E spostiamoci di qualche anno, e di qualche livello: chi ha creduto nella rivoluzione culturale di Madonna, come può sentirsi adesso, a vederla dimenarsi come una mummia muscolosa con rapper di discutibile talento a cinquant'anni suonati?
Il tempo passa e noi lo passiamo a pensare a ciò che fu, a quel che verrà. I consigli su come vivere il tempo sono effimeri come le cuffie ipod, i carpe diem formule magiche raramente attuabili e nonostante tutti gli sforzi per andare in pari, viene fuori ogni tanto un film che vanifica i buoni propositi, come ad esempio questo, particolarmente caro ai fashion depressed.

Il coraggio dell'incoerenza.


Ho un sospetto: che stiamo perdendo tempo a sistemare le nostre incoerenze, producendo una coerenza finale apparente e contorta, fatta di smentite e comunicati stampa agli amici, a loro volta presi dalle incoerenze proprie (ma sempre pronti ad ascoltare le incoerenze tue). La coerenza non è di questo mondo, e di certo non può esserlo di questi tempi. Viviamo in linea con ciò che possiamo o non possiamo fare, ma non scomoderei una teoria in nome della quale ci sono stati dei morti, e nemmeno pochi.
Siamo incoerenti tra noi e lo specchio, figuriamoci se non abbiamo problemi di congiunture tra pensieri, e tra pensieri e azioni, e tra pensieri e azioni nostri e quelli altrui. Come vedete, è un casino. Più che inseguire la coerenza, dovremmo impegnarci a vincere una sfida ancora più grossa: essere incoerenti, senza fare del male a nessuno.

Sull’incoerenza:
· E' impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e sotto il medesimo riguardo (Aristotele).
· Un atto coerente isolato è la più grande incoerenza (Don Lorenzo Milani).
· Incoerenza? E che è? (Clemente Mastella).
· Odi et amo (Catullo).
· Il socialismo è qualche cosa che si radica nel sangue (Benito Mussolini).
· Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all'altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatta all'altro (Dio, Levitico 24:19-20).
· A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica (Suo figlio, Esodo 22:27)
· Do I contradict myself? Very well, then I contradict myself, I am large, I contain multitudes (Walt Whitman).

.(


L'ho appena inventato. Significa: mi hanno fatto un occhio nero e perciò sono triste.
Quando utilizzarlo:
se siete di destra e andate al 32.
se siete di sinistra e andate a Casa Pound.
se siete di centro e finite al gay pride.
se siete gay e vi imbattete nel corteo del family day.
Copyright depositato.

Il punto esclamativo è nemico dell'ironia (e figlio della cocaina).



L'affermazione è forte ma sono certa di avere dietro una teoria valida.
Il fashion depressed si muove tra gli emoticons con moderazione (al massimo tre o quattro: sorriso, triste, linguetta  e occhiolino) ma ciò che lo scompone davvero è l'entusiasmo. Sebbene il segno che meglio lo rappresenti è il punto, tuttavia il fashion depressed ha una vita sociale molto dinamica, cui reagisce con simulazione di sorpresa, risate scomposte, occhi sgranati, bocche aperte. Insomma il fashion depressed abusa di punti esclamativi.
La categoria comunica prevalentemente per sms o per post su fb, e in forma virtuale non ha alcun problema a ricorrere a un'esclamazione visiva che non sarebbe altrimenti presente nel tono della propria voce (i fashion depressed parlano molto poco al telefono, e solo in caso di amicizie molto strette). Non solo. Nonostante l'apparenza, il fashion depressed è un insicuro e il punto esclamativo può rappresentare una scappatoia quando ha paura che la frase di un sms o di uno status non sia costruita bene, e che dall'ironia sia possibile cadere nell'offesa. "Sparati" ha altro suono rispetto a "Sparati!".
Colpa della cocaina, anche, di cui il f.d. generalmente ha bisogno come il pane. Rende così sicuri di sé che potresti riempire di punti esclamativi anche una donazione a Emergency.
Conosco persone che di punti esclamativi ne mettono tre, persino quattro di fila: quanto stupore può suscitare una notizia, specialmente di questi tempi? Quanto entusiasmo si può arrivare a provare per l'invito a una festa? E chi ne ha tanti, perché non ne regala qualcuno?
Qui una serie di consigli per placare i facili entusiasmi!